venerdì 28 maggio 2010

Timori per le colture: cifre shock dall'America illustrano il disastro delle api - Alison Benjamin

Le api sono insetti impollinatori indispensabili, responsabili per lo sviluppo
sano di molte delle principali colture alimentari nel mondo.
Fotografia: David Silverman/Getty Image

Inquietanti prove che le api sono in forte declino sono emerse dagli Stati Uniti dove, per il quarto anno consecutivo, più di un terzo delle colonie non sono riuscite a sopravvivere all'inverno.

Il declino dei stimati 2.400.000 alveari del paese è iniziato nel 2006, quando un fenomeno chiamato Colony Collapse Disorder (CCD) ha portato alla scomparsa di centinaia di migliaia di colonie. Da allora più di tre milioni di colonie negli Stati Uniti e miliardi di api in tutto il mondo sono morte, e gli scienziati non riescono a capire che cosa stia causando tale caduta catastrofica.

Il numero di colonie di api gestite negli Stati Uniti è diminuito del 33,8% lo scorso inverno, secondo l'indagine annuale degli ispettori apiari d'America e dell'Agricolture Research Service (ARS) governativo statunitense.

Il crollo nella popolazione di api a livello mondiale è una grave minaccia per le colture. Si stima che un terzo di tutto ciò che mangiamo dipende dall'impollinazione delle api, il che significa che le api contribuiscono per 26bn di sterline all'economia globale.
Le possibili cause vanno dai parassiti, come l'acaro Varroa, alle infezioni virali e batteriche, dai pesticidi alla malnutrizione [delle api, ndt] derivanti da pratiche agricole intensive. La scomparsa di così tante colonie è stata anche soprannominata "sindrome di Mary Celeste" a causa della mancanza di api morte in molte delle arnie vuote.

Scienziati statunitensi hanno scoperto 121 pesticidi diversi nei campioni di api, cera e polline, e ciò porta a credere che i pesticidi sono il problema chiave. "Riteniamo che alcune sottili interazioni tra nutrizione, l'esposizione ai pesticidi e altri agenti stanno convergendo per uccidere colonie", riferisce Jeffery Pettis, del laboratorio di ricerca della ARS.

Una revisione globale delle morti delle api da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) ha riportato la scorsa settimana che non vi è una causa unica, ma ha puntato il dito contro l'"uso irresponsabile" di pesticidi che possono danneggiare la salute delle api e renderle più esposte a malattie. Bernard Vallat, direttore generale dell'OIE, avverte: "Le api contribuiscono alla sicurezza alimentare globale e la loro estinzione rappresenterebbe una terribile catastrofe biologica".

Dave Hackenberg, l'apicoltore della Pennsylvania che per primo lanciò l'allarme in merito alla CCD, afferma che l'anno scorso è stato ancora peggio, con il 62% dei suoi 2.600 alveari morente tra maggio 2009 e aprile 2010. "È sempre peggio", ha detto. "L'indagine AIA non dà il quadro completo, perché stima soltanto le perdite durante l'inverno. In estate le api sono esposte a un sacco di pesticidi. Gli agricoltori li mescolano assieme, e nessuno ha idea degli effetti ai quali ciò potrebbe portare."
Pettis conviene che le perdite in alcune attività commerciali sono attorno al 50% o anche più. "Perdite costanti di questa entità non sono economicamente sostenibili per gli apicoltori commerciali", ha detto, aggiungendo che una soluzione potrebbe essere lontana anni. "Guarda l'AIDS, hanno miliardi di dollari investiti nella ricerca e un agente causativo, e ancora nessuna cura. La ricerca richiede tempo e gli alveari sono organismi complessi."

Nel Regno Unito è ancora troppo presto per giudicare come le circa 250.000 colonie di api britanniche se la sono cavata durante il lungo inverno. Tim Lovett, presidente dell'Associazione degli Apicoltori britannica, riferisce: "Secondo le osservazioni, la situazione è estremamente variabile. Si ha notizia di alcuni apicoltori che stanno perdendo quasi un terzo dei loro alveari mentre altri nessuno." I risultati di un sondaggio dei 15.000 membri dell'assiciazione sono attesi in questo mese.

John Chapple, presidente dell'Associazione Apicoltori di Londra, stima le perdite dei suoi 150 membri tra un quinto e un quarto. Otto dei 36 alveari in tutta la capitale non è sopravvissuto. "Ci sono ancora un sacco di sparizioni misteriose," ha detto. "Non siamo più vicini a conoscere che cosa le provoca".

Apicoltori scozzesi hanno riportato perdite negli ultimi tre anni sulla scala di quelle statunitensi. Andrew Scarlett, un apicoltore del Perthshire, ha perso l'80% dei suoi 1.200 alveari questo inverno. Ma ha attribuito questo calo a una virulenta infezione batterica che si è diffusa rapidamente a causa della mancanza di ispettori delle api, assieme al maltempo che ha impedito alle api di produrre sufficienti scorte di polline e nettare.
La National Bee Unit governativa ha sempre negato l'esistenza di una CCD in Gran Bretagna, nonostante le perdite di api del 20% durante l'inverno 2008-09 e di quasi un terzo l'anno scorso. Essa attribuisce la scomparsa all'acaro Varroa - che si trova in quasi ogni alveare Regno Unito - e alle estati piovose che fermano la ricerca di cibo da parte delle api.

In un rapporto dello scorso anno, il National Audit Office ha suggerito che gli apicoltori amatoriali che non hanno riconosciuto le malattie delle api sono una minaccia per la sopravvivenza delle api e ha chiesto alla National Bee Unit di effettuare più controlli e di formare di più gli agricoltori. L'estate scorsa alcuni parlamentari hanno chiesto al governo di finanziare una ricerca più approfondita di quello che ha definito il "declino allarmante delle api da miele".

Il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali ha contribuito con 2,5 milioni di sterline su un fondo di 10 milioni di sterline per la ricerca sugli impollinatori. La commissione dei conti pubblici ha chiesto che una quota significativa di questi finanziamenti siano impiegati esclusivamente nella ricerca sulle api.
Le decisioni su quali progetti di ricerca saranno promossi sono attese in questo mese.

Perché le api sono importanti

Le piante da fiore necessitano degli insetti per l'impollinazione. La più efficace per questo scopo è l'ape, che impollina 90 colture commerciali in tutto il mondo. Oltre alla maggior parte di frutta e verdura - tra cui mele, arance, fragole, cipolle e carote - essa impollina noci, girasole e semi di colza. Caffè, semi di soia, trifoglio - come l'alfafa, che viene utilizzato per l'alimentazione degli animali - e anche il cotone dipendono tutti dalla impollinazione delle api per aumentare le rese.

Nel solo Regno Unito, l'impollinazione delle api è valutato a 200m di sterline. Per secoli, l'uomo ha gestito e trasportato le api per impollinare cibo e produrre miele, dolcificante naturale e antisettico. La loro estinzione significherebbe non soltanto una dieta incolore e senza carne, di cereali e riso, e vestiti senza cotone, ma un paesaggio senza frutteti, orti e prati di fiori di campo - e il collasso della catena alimentare che sostiene gli uccelli selvatici e gli animali.
Traduzione a cura della redazione di NEXUS Italia

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