domenica 27 giugno 2010

Femminismo rosa. L'autodifesa indiana


Federico Raponi

DOC. La vera storia della rivolta delle contadine. A colloquio con Enrico Bisi, regista di "Pink Gang". Nel docufilm racconta la vita di un’eroina moderna, analfabeta e agguerrita sostenitrice dei diritti.
Un gruppo in rosa che si fa Giustizia. Il documentario Pink Gang di Enrico Bisi «racconta la storia di Sampat Pal, leader della Gulabi Gang. Si tratta di organizzazione di donne - spiega il regista - dell’Uttah Pradesh, una delle zone più povere dell’India, che si uniscono per difendersi da soprusi e abusi. La loro particolarità è quella di essere vestite con un sari rosa, portando con sé bastoni tradizionali dello stesso colore camminano insieme per le strade senza paura, togliendosi il velo e alzando la voce».

Un importante segnale di riscatto?
Fondamentale, soprattutto perché nasce nei luoghi più miseri, e dal basso: Sampat è analfabeta, di una casta minore, ha sempre lavorato nei campi, è stata obbligata a sposarsi a 12 anni. Raccoglie in sé un po’ tutti i cliché dell’India povera e delle donne sofferenti.

Com’è strutturata la Gulabi?
Ha due scuole: una per i bambini più poveri o senza genitori, e un’altra di cucito, per non obbligare le ragazze a ridursi in schiavitù. Ha una sede molto piccola, in un villaggio, dove vive anche Sampat insieme al suo braccio destro. Qui spesso succede tutto molto per caso, magari lei riceve una chiamata e parte all’improvviso non sapendo neanche bene cosa andrà ad affrontare. È pure un po’ il bello di questa associazione, che vive di improvvisazione.

E lavora molto sul quotidiano?
Anche se ha dei progetti pensati per uno sviluppo più lungo, perlopiù i problemi da risolvere sono piccoli e giornalieri, da un furto a qualcuno che occupa irregolarmente la terra di una persona povera, che quindi non ha più dove vivere: questioni che hanno bisogno di esser prese di petto subito.

Sono molte le donne che si rivolgono alla “gang” e ne entrano a far parte?
L’organizzazione è in grossa crescita, per due motivi. Il primo, perché ormai ogni suo intervento viene riportato dai giornali locali, e poi perché la gente vede che la situazione migliora, Sampat in questi anni ha portato dei benefici pratici evidenti, alcune donne hanno risolto definitivamente i propri problemi.

Sia familiari che giuridici?
Uno di quelli principali, su cui la Gulabi si batte con più veemenza, è che la polizia non registra i casi di stupro - e anche spesso di omicidio - presentati dalle donne, e che perciò nelle statistiche ufficiali non compariranno mai. Una delle priorità è obbligare le forze dell’ordine a redigere un rapporto, ufficializzare una denuncia, e questo è un successo che le donne stanno ottenendo, perché la polizia si sente pressata anche dalla notorietà di Sampat.

fonte: www.terranews.it
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