sabato 19 giugno 2010

La Zoomafia 2010 in Italia, rapporto choc della Lav

Tra combattimenti clandestini e giubbotti in pelle di procione, ecco la situazione dello sfruttamento animale nel nostro Paese.


Un giro d’affari da circa 3 miliardi di euro nel solo 2009: questa è la cifra scioccante che emerge dal “Rapporto Zoomafia 2010”della LAV, che ha analizzato lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità nel 2009.
Il bilancio della lotta alle zoomafie risulta incerto. Se gli interventi contro le corse di cavalli clandestine sono calati drasticamente, nonostante il fenomeno sia in continua crescita, buone notizie arrivano invece dal fronte della lotta all’importazione illegale di cuccioli dall’Est. In 15 mesi sono stati infatti sequestrati 886 cuccioli e denunciate 41 persone, tra trasportatori, allevatori e commercianti.Stabile invece il business legato alla gestione di canili “illegali” (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l’aspetto igienico sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili.
Desta grande preoccupazione la cosiddetta “Cupola del Bestiame”, che tra furto di animali da allevamento e la commercializzazione di carni e derivati provenienti da animali malati, fattura circa 400 milioni di euro l’anno. Nel 2009 i Nas hanno sequestrato 38mila tonnellate di alimenti tra cui carne invasa da parassiti; formaggi e latte scaduti pronti per essere riciclati, o prodotti con latte proveniente da animali affetti da brucellosi; salumi scaduti, rietichettati e venduti come prodotti tipici; false uova biologiche. Sequestrate anche oltre 200mila uova a rischio salmonella. Particolarmente inquietante sono i fenomeni di collusione: solo nel 2009 sono stati 11 i veterinari denunciati, di cui 4 arrestati nel corso di varie inchieste.
Per quanto riguarda il rischio di estinzione delle specie rare l’ultima minaccia arriva dal web. Ogni giorno su Internet vengono scambiati migliaia di esemplari appartenenti a specie selvatiche e prodotti proibiti derivati da animali protetti. Leoni, tigri, bertucce, macachi, testuggini, boa constrictor, lince rossa, tartaruga azzannatrice, varano del Nilo, volpe del deserto, ma anche accessori realizzati con pelle di pitone delle rocce, monili in avorio, giubbotti di pelle di procione, cinture in pelle di coccodrillo, pelli di varano del Bengala, conchiglie rare, uccelli morti, caviale: questo lo strano repertorio di animali vivi, prodotti ricavati da animali e parti di essi sequestrati nel nostro Paese nel 2009.
Il fenomeno della cinomachia (lotta tra cani) risulta in calo nel 2009, ma si registrano molti casi di combattimenti tra animali mai sfruttati prima a questo scopo. Preoccupano anche i numerosi filmati cruenti riguardanti animali che circolano nella rete. E’ stato addirittura denunciato, e successivamente chiuso, un social network chiamato “Sì al combattimento tra cani”, in cui i membri consideravano questa pratica disumana una sorta di sport estremo. Aumentano inoltre i casi di animali sfruttati a scopo intimidatorio: cani aizzati contro persone o per commettere rapine, galline sgozzate e addirittura il surreale caso di un coccodrillo usato da un boss mafioso per spaventare i propri rivali.
Continua infine il saccheggio dei mari da parte delle organizzazioni mafiose attraverso il traffico di datteri di mare o di ricci destinati alla ristorazione. Numerosissimi anche i casi di vendita fraudolenta e violazione delle norme igieniche: pesce decongelato venduto come fresco, carne di squalo spacciata per pesce spada e addirittura il caso di un venditore ambulante che per sfuggire ai controlli nascondeva le cozze nel cassonetto dell’immondizia.

fonte: www.lazampa.it

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