martedì 22 giugno 2010

Marea nera, la Corte boccia Obama sulle trivellazioni

di Teresa Scherillo

No alla moratoria di sei mesi decisa dal presidente Usa dopo il disastro nelle acque del Golfo del Messico: lo ha stabilito un tribunale americano. La Casa Bianca ha annunciato che presenterà “immediatamente” appello contro la sentenza.

Sembra proprio che il giudice che oggi ha deciso di bocciare la moratoria di sei mesi decisa dal Obama sulle trivellazioni abbia letto il WP il quale, in un editoriale, stamattina affermava che nonostante il disastro ambientale nel Golfo del Messico e la moratoria imposta dal presidente Barack Obama sulle trivellazioni in acque profonde, l’industria estrattiva negli Stati Uniti e nel mondo tornerà più fiorente di prima. A sostenerlo è uno studio del Cambridge Energy Research Associates, secondo cui nei prossimi cinque anni l’estrazione di petrolio dai giacimenti in profondità aumenterà di due terzi, raggiungendo i 10 milioni di barili al giorno. Un cifra equivalente all’attuale produzione dell’Arabia Saudita, il principale esportatore mondiale di greggio.

COMPAGNIE PETROLIFERE PREOCCUPATE - Soltanto negli Usa, spiega il quotidiano di Washington citando le cifre del Geological Survey, i progressi nelle tecnologie per le trivellazioni in acque profonde hanno permesso negli ultimi anni di incrementare del 70% lo sfruttamento delle riserve sottomarine. Cifre che spiegano la grande preoccupazione con cui le compagnie petrolifere guardano alla moratoria, che ha paralizzato 33 piattaforme nel Golfo del Messico. La Diamond Offshore di Houston, proprietaria della seconda flotta di piattaforme mobili più grande del mondo, e la Hornbeck Offshore Services di New Orleans, hanno chiesto ai giudici federali di sospendere la moratoria senza aspettare che il Dipartimento degli Interni metta a punto la nuova regolamentazione sulle trivellazioni. La Diamond ha definito il provvedimento di Obama un “prelievo” illegittimo dalle casse della compagnia. A sostenere la battaglia delle due società c’è anche il governatore della Louisana Bobby Jindal, che contesta a Washington di aver “completamente ignorato” il governo locale nell’imporre la moratoria

COMUNQUE VADA SARA’ UN SUCCESSO -Qualunque sia la decisione del giudice federale di New Orleans Martin Feldman, che dovrebbe deliberare oggi o domani, le trivellazioni in acque profonde resteranno secondo gli analisti il caposaldo delle politiche di approvvigionamento energetico. Solo la Shell, riporta il WP a titolo di esempio, possiede 460 licenze federali per il Golfo del Messico, di cui 379 per le trivellazioni in acque profonde”. “Non abbiamo a disposizione nient’altro e non abbiamo accesso ad altre riserve”, ha dichiarato Fadel Gheit, analista petrolifero della Oppenheimer. “Perchè credete che le compagnie vadano a trivellare in profondità? Loro preferirebbero farlo sulla terraferma, ma non c’è disponibilità, tranne in Iraq, dove si rischia di essere rapiti e decapitati”. Ieri anche un gruppo di scienziati ha incontrato il ministro degli Interni Ken Salazar per sostenere la causa delle compagnie e chiedere un alleggerimento della moratoria. “Consideriamo le estrazioni in acque profonde cruciali per soddisfare i fabbisogni energetici futuri”, ha dichiarato Alain Jefferson, direttore delle comunicazioni della Exxon Mobil, i cui diritti di sfruttamento riguardano per due terzi giacimenti sottomarini, per una superficie totale di circa 200mila chilometri quadrati. I giacimenti sottomarini, conclude il Washington Post, rappresentano in sostanza il presente e il futuro dell’industria estrattiva. E in un periodo in cui le riserve sulla terraferma, soprattutto negli Stati Uniti, sono state già ampiamente sfruttate, proprio il Golfo del Messico è visto dagli esperti come una delle aree dove è più alta la probabilità di rinvenire nuovi giacimenti.

fonte: http://www.giornalettismo.com
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