lunedì 20 dicembre 2010

Cosa succede in Bielorussia

(foto ANDREY SMIRNOV/AFP/Getty Images)

Ieri si votava per le elezioni presidenziali in Bielorussia. Il candidato favorito era Aleksandr Lukashenko, presidente uscente, già al terzo mandato, definito spesso “l’ultimo dittatore d’Europa”, che infatti ha vinto con un margine larghissimo, aprendo la strada alle manifestazioni e alle proteste dell’opposizione. Andiamo con ordine, però.
Lukashenko è arrivato al potere nel 1994 nelle prime elezioni dopo la fine dell’Unione Sovietica, e ha rafforzato la sua posizione anno dopo anno con leggi e misure autoritarie. Poco dopo essere stato eletto ha modificato la Costituzione ed esteso il primo mandato, grazie alla maggioranza assoluta di cui gode il suo partito in parlamento: il cento per cento dei seggi. Si è poi ricandidato per il secondo mandato, è stato rieletto, e ha tolto il limite al numero dei mandati.
I governi e gli organismi internazionali hanno iniziato a criticarlo e a denunciare brogli, ma Lukashenko non si è fermato: ha chiuso una ventina di giornali indipendenti in due anni, ha perseguitato gli omosessuali, ha imprigionato e talvolta condannato a morte decine di prigionieri politici. I suoi rapporti con l’Occidente sono rari e conflittuali: pochissimi leader europei hanno messo piede in Bielorussia negli ultimi sedici anni, e tra questi c’è anche il nostro premier Silvio Berlusconi, che l’anno scorso ha fatto visita a Minsk. “La gente vi ama”, ha detto Berlusconi, “l’amore del popolo bielorusso per il premier Lukashenko si vede dai risultati elettorali sotto gli occhi di tutti”.
L’opposizione denunciava da settimane la presenza di irregolarità e brogli nel processo elettorale. L’OSCE (L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) aveva inviato i suoi ispettori a controllarne la regolarità, dopo aver già considerato irregolari le tre precedenti elezioni. Nell’ultima, quella del 2006, Lukashenko aveva vinto con l’86% dei voti, e il risultato aveva causato scontri tra il governo e l’opposizione. Lo stesso copione si è verificato quest’anno. Dati ufficiali: affluenza 90 per cento, 79,7 per cento di voti per Lukashenko.
Alla proclamazione dei risultati, quando in Italia erano le 22, una manifestazione si è radunata nel centro di Minsk e ha tentato di fare irruzione nel palazzo del governo. Il Post ha seguito la manifestazione in diretta. La polizia ha respinto i manifestanti, e negli scontri è rimasto ferito uno dei candidati dell’opposizione, Niklajev, picchiato e trasportato in ospedale. Le proteste sono cresciute di dimensioni e intensità: si parla di almeno 40 mila persone, la più grande manifestazione di piazza dal 1996. Con la crescita delle manifestazioni è aumentato anche lo sforzo repressivo della polizia: sui social network sono circolate diverse voci riguardo la morte di alcuni manifestanti, ma non è arrivata nessuna conferma. Oltre a Niklajev, anche i candidati dell’opposizione Nikolai Statkevich, Andrei Sannikaua e Ryhora Kastusiaua sono stati arrestati. Stando ai racconti confusi di chi era sul posto, Statkevich sarebbe stato picchiato.
Dopo l’una di notte, quando la folla in centro a Minsk era stata dispersa dal freddo e dalle manganellate, sono arrivate alcune notizie in più sulla sorte dei candidati dell’opposizione. Vladimir Niklajev, dice la sua portavoce, è stato portato via dall’ospedale in cui era ricoverato da sette persone in abiti civili: queste hanno chiuso sua moglie in un’altra stanza e lo hanno portato via, in una direzione sconosciuta. Nikolai Statkevich, invece, è stato arrestato e si troverebbe in un centro di detenzione ad Akrestsin.
Oggi gli osservatori dell’OSCE diranno qualcosa di più riguardo la regolarità del processo elettorale. L’Unione Europea aveva promesso di considerare lo stanziamento di aiuti economici per la Bielorussia se il voto di ieri sarebbe stato regolare.

http://www.ilpost.it/2010/12/20/cosa-succede-in-bielorussia/

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