giovedì 23 dicembre 2010

E Cappuccetto mangiò il lupo

Alessandro Polinori (Terra Lazio)
ANIMALI. Ucciso da colpi d’arma da fuoco, vicino Fiuggi, un esemplare di 7-8 anni. In zona sono già stati avvelenati molti cani.

Mesi fa, proprio da queste pagine, avevamo denunciato la diffusione, nella provincia di Frosinone, di un volantino a dir poco delirante, che invitava le persone, con suggerimenti brutali quanto precisi, a far piazza pulita della fauna selvatica (erroneamente ritenuta colpevole di danni all’agricoltura) e compiere atti violenti nei confronti di ambientalisti e personale dei parchi. A seguito di ciò il Capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio Angelo Bonelli presentò immediatamente un esposto alla Procura di Frosinone per il reato di istigazione a delinquere. Pochi giorni dopo la diffusione dei volantini venne registrata la morte per avvelenamento di numerosi cani della zona, ma la drammatica scia di sangue era purtroppo destinata a proseguire. è infatti notizia di queste ultime ore l’uccisione, per colpi da arma da fuoco, di uno splendido esemplare di lupo maschio adulto, dell’età di circa 7-8 anni, rinvenuto dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato su una montagna innevata nella zona di Fiuggi. Fin qui l’incredibile cronaca.


Quel che appare assurdo è che, ancora oggi, ignoranza e pregiudizi possano colpire animali belli quanto importanti per il nostro ecosistema. Nel passato considerato una “piaga da eliminare” e per questo sottoposto a ogni persecuzione, tanto da premiare chiunque ne abbattesse degli esemplari, negli anni ‘70 la popolazione di lupi in Italia era ridotta davvero male, ad appena 100 individui, che lasciava poche speranze per il futuro.  Qualcosa però, di lì a poco, era destinato a cambiare il destino di questo splendido animale. In particolare, nel 1970, ad opera del Parco Nazionale d’Abruzzo, venne promossa l’ “Operazione San Francesco”, una grandissima “campagna eco-sociologica integrata” (come ama definirla il suo principale promotore Franco Tassi), che, attraverso iniziative di sensibilizzazione e un approccio pratico (che prevedesse, ad esempio, il coinvolgimento degli allevatori, ai quali venivano forniti cuccioli di pastore abruzzese, semplice soluzione per proteggere le greggi dai lupi), ha consentito a questo meraviglioso predatore di riconquistare territori perduti.

Oggi la popolazione italiana di lupo appenninico, con diverse centinaia di individui, può dirsi in buona salute, ma l’ignoranza e la malafede di taluni (che ad esempio fingono di ignorare come eventuali danni causati dal lupo agli allevamenti vengano totalmente risarciti), sono sempre pronte ad arrecare vigliacchi attacchi a questo splendido animale, già minacciato, oltre che dal bracconaggio, anche dalla frammentazione degli habitat. Senza dimenticare che il lupo, per sua natura, ha un comportamento assolutamente schivo, che lo porta ad evitare il più possibile il contatto con l’uomo. Forse è giunta l’ora di rendergli giustizia, invertendo i ruoli della favola di “cappuccetto rosso”.

2 commenti:

  1. Certe "persone" non cercano il lupo, ma un capro espiatorio per il loro male di vivere. Che tristezza!

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  2. Hai ragione Sara cara, l'imbecillità umana è senza limiti e trova giustificazione a sè stessa nelle maniere più astruse, spesso si inventa ragioni pur di sopravvivere e continuare a divorare il creato essa si manifesta tanto più potente in alcuni, così come in altri regredisce sino a mostrare il lato migliore dell'umanità...noi dobbiamo scegliere di rappresentare quel lato e farlo crescere affinche' invada il modo per diìfendere Gaia dall'attacco della stoltezza...

    Un abbraccione ;-))
    Namastè

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