venerdì 4 febbraio 2011

Egitto: nessuno fa un passo indietro, la guerra civile è sempre più vicina


Il Cairo. I delinquenti del Raìs sono ovunque e cercano la stampa. In un’altra giornata segnata dagli scontri, violenti, tra manifestanti governativi e anti-governativi, le notizie di aggressione ai giornalisti sono continue. Così come gli arresti di operatori umanitari. Human Rights Watch ha denunciato nel pomeriggio l’arresto del suo inviato al Cairo, Daniel Williams, il marito della giornalista Lucia Annunziata. Anche Amnesty International riporta che due suoi rappresentanti sono stati arrestati dalla polizia al Cairo, dopo che ieri mattina la polizia militare aveva preso il controllo del Centro di studi giuridici Hisham Mubarak. Insieme ad altri attivisti del Centro e al delegato di Human Rights Watch sono stati trasferiti in una località della capitale di cui Amnesty non è attualmente a conoscenza.
L’Onu ha evacuato il personale “non essenziale” dal paese: un primo aereo diretto a Cipro ha trasportato 150 dipendenti delle Nazioni Unite mentre altri 250 faranno lo stesso nelle prossime ore. Rimarranno soltanto i dipendenti egiziani.
Girare per le strade fuori da Piazza Tharir è quasi impossibile. Le squadriglie pro-Mubarak hanno coltelli e bastoni. Picchiano e nella peggiore uccidono.
Nel tardo pomeriggio, mentre la maggior parte della stampa è impegnata a coprire gli scontri nell’area del ponte 6 Ottobre, arriva la notizia che uno straniero è stato picchiato a morte. Almeno 10 giornalisti denunciano di essere stati fermati per strada e derubati di tutta l’attrezzatura. Computer, macchine fotografiche, videocamere. Oltre 20 reporter sono stati arrestati dalla Polizia. Alcuni per poche ore. Di altri non si hanno notizie da 24 ore.
Anche negli hotel non si è più al sicuro. Durante la notte di mercoledì, agenti in borghese sono entrati in un hotel del centro e minacciato i fotografi che vi alloggiavano di andarsene immediatamente. Mercoledì è iniziata la caccia ai cronisti dei delinquenti con coltelli e bastoni. Spinti dalle cariche dei manifestanti indietro da piazza Tharir, i supporter del Raìs si sono trovati a pochi metri dall’hotel Hilton, dove alloggiano molti giornalisti. Da lì è iniziata la caccia al reporter. Altri hotel sono stati assediati dai manifestanti in altre zone della città. Segnalazioni di aggressioni arrivano in continuazione.
Le squadracce di violenti scorrazzano ovunque fuori dalla Piazza. Per tutto il pomeriggio hanno combattuto contro i sostenitori anti-Mubarak, barricati in piazza Tharir. La zona cuscinetto creata dall’esercito per evitare il ripetersi di scontri è durata poche ore. Sotto i fitti lanci di pietre e molotov anche i soldati sono dovuti uscire. Nel pomeriggio, mentre la battaglia era nel momento più caldo, i manifestanti anti-regime erano numericamente superiori e in poco tempo hanno conquistato tutta la zona del ponte 6 Ottobre, allargando così l’area di altri 300 metri. Poco dopo, sui tetti degli hotel, i cecchini hanno aperto il fuoco sulla folla. I medici presenti sul posto hanno parlato di centinaia di feriti e 3 morti, tra cui uno straniero.
Con il buio, almeno per gli stranieri, la situazione è troppo pericolosa. Il numero di morti e feriti è alto e non si hanno numeri precisi. Chi non riesce ad uscire da Piazza Tharir dorme lì, accampato con i manifestanti anti-regime. Chi ci riesce, come me e altri colleghi che alloggiamo a pochi metri dalla piazza, si chiude in camera e mette tutto quello che c’è davanti alla porta.
Nessuno in Egitto fa un passo indietro. E la guerra civile è sempre più vicina.
 
Andrea Bernardi
(inviato di Unimondo a Il Cairo)



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