lunedì 22 agosto 2011

La tragedia di Tripoli e del Mediterraneo


Si consuma una grande tragedia, in queste ore, sulle altre sponde del nostro mare, tra Tripoli e Gaza. Sono le avvisaglie di un dramma e di un disordine più vasto, che arriverà addosso anche a milioni di cittadini europei inconsapevoli. In Libia, le notizie provengono in prevalenza dalla NATO, nel suo ruolo di armata coloniale. È una fonte interessata, ed è una fonte che finora è stata smaccatamente inattendibile. Pur scontate le sue menzogne, la spallata contro Tripoli registra un successo militare reale, perfino mettendo da parte le notizie esagerate sulle folle festanti. C’è morte e distruzione e c’è la fine di uno stato sovrano.

La spallata si è sostanziata nella stessa tattica usata dalla NATO nelle altre città fatte conquistare per poche ore ai “ribelli”, altrimenti incapaci di qualsiasi progresso: anche a Tripoli la condotta militare è consistita in un attacco aereo spietato che ha colpito i civili, creato panico, subissato di fuoco le difese locali, in modo da far penetrare le forze minoritarie e caoticamente disgregatrici dei "ribelli". In parte Iraq e in parte Somalia, con in più l’accanimento contro la capitale lealista. E con in più, ancora, una copertura mediatica che sforna una serie interminabile di notizie false. I media sono stati usati come un’arma psicologica chiave con una potenza mai usata prima. È una tragedia nella tragedia, perché i media sono sempre più docili verso il flusso di notizie che garba al potere militare. E questo aprirà le porte al peggio.
Non è un caso che le voci giornalistiche non embedded presenti a Tripoli siano soggette proprio adesso a un attacco fisico diretto e implacabile. Cecchini hanno sparato a Mahdi Nazemroaya, che sinora ha smascherato molte menzogne di guerra (da ultimo la conquista dell’aeroporto di Tripoli) e copre i fatti libici anche per Russia Today. E' scampato all'agguato. Intanto, l’hotel Marriott sarebbe in fiamme dopo che i cecchini hanno tentato di assassinare anche un altro giornalista indipendente, Franklin Lamb. Non abbiamo ancora notizie di Thierry Meyssan.
Data la capacità e la visione strategica dimostrata dal regime di Gheddafi rispetto allo strapotere tecnologicamente superiore ma indiscriminato della NATO, alla fine la NATO ha dovuto dare massima priorità alla manipolazione, fino a raccontare nei giorni scorsi conquiste inesistenti, espugnazioni di aeroporti, basi militari, strade e altri luoghi, tutti mai raggiunti fino ad allora dalle modestissime forze dell’Armata Brancaleone di Bengasi.
Era “fumo di guerra” che nascondeva il vero martellamento, l’azione della NATO che bombardava le condotte idriche, i potabilizzatori, le autostrade, le centrali elettriche, le famiglie dei dirigenti libici, i media. Senza risparmio di uranio impoverito. Questa non è una battaglia di civili contro un dittatore. Questa è una tipica Guerra NATO del XXI secolo. L’ennesima guerra «Shock and Awe», che colpisce, sgomenta, sfrutta il potenziale demoralizzante delle stragi di bambini: metodi da guerra totale. Cosa tutto questo abbia a che fare con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiedeva l'istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili, sarà materia di valutazione degli storici, visto che i politici nostrani accettano ogni bugia, mentre il fu movimento pacifista italiano è una barzelletta, sempre più oscena.
La sconfitta di Gheddafi non aprirà la strada a nessun processo democratico. Aprirà semmai nuovi corridoi al precipitare delle crisi geopolitiche contemporanee.

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